E’ un territorio nel quale si praticava un’agricoltura di tipo familiare ed i numerosissimi coltivi, disposti nelle direzioni più diverse a seconda delle proprietà, formavano un vero e proprio disordinato ricamo, forse poco efficiente, ma assai bello da vedere e identificativo per le genti che lì lavoravano.
Una delle coltivazioni più accudite, per l’importanza dell’apporto economico e per la consistente integrazione alimentare che procurava, era il frutteto ed in modo speciale, la coltivazione dei meli.
Le quantità prodotte, ma soprattutto la bontà di queste mele era tale da essere apprezzata anche nei luoghi più lontani infatti, le mele di questo territorio venivano esportate in Austria e perfino nel lontano Egitto.
Poi, come in altri luoghi, anche qui l’avvio dell’industrializzazione (in questo territorio è compreso Maniago, famoso centro delle coltellerie), e le accresciute aspettative che una economia di microagricoltura certo non poteva soddisfare, ha portato al progressivo abbandono della sua pratica ed al conseguente pericolo di scomparsa di qualità di piante squisitamente autoctone e di grandissimo valore genetico. Queste piante infatti, producono il loro frutto senza bisogno di trattamenti chimici o potature radicali, regalando al fortunato fruitore un frutto geneticamente integro, generoso di gusto, ricco di vitamine, assolutamente privo di elementi chimici estranei.
Oggi, un gruppo di persone sensibili, amanti di questo territorio e della sua storia, ha dato vita alla “Associazione Amatori Mele Antiche” che conta una cinquantina di volontari i quali si sono posti l’obiettivo della riscoperta, del censimento, della conservazione e della rivalutazione di tutte quelle qualità ancora presenti, con la prospettiva di garantire la sopravvivenza delle specie e di promuoverne il reinserimento in un mercato, sia pure di nicchia.
Una delle coltivazioni più accudite, per l’importanza dell’apporto economico e per la consistente integrazione alimentare che procurava, era il frutteto ed in modo speciale, la coltivazione dei meli.
Le quantità prodotte, ma soprattutto la bontà di queste mele era tale da essere apprezzata anche nei luoghi più lontani infatti, le mele di questo territorio venivano esportate in Austria e perfino nel lontano Egitto.
Poi, come in altri luoghi, anche qui l’avvio dell’industrializzazione (in questo territorio è compreso Maniago, famoso centro delle coltellerie), e le accresciute aspettative che una economia di microagricoltura certo non poteva soddisfare, ha portato al progressivo abbandono della sua pratica ed al conseguente pericolo di scomparsa di qualità di piante squisitamente autoctone e di grandissimo valore genetico. Queste piante infatti, producono il loro frutto senza bisogno di trattamenti chimici o potature radicali, regalando al fortunato fruitore un frutto geneticamente integro, generoso di gusto, ricco di vitamine, assolutamente privo di elementi chimici estranei.
Oggi, un gruppo di persone sensibili, amanti di questo territorio e della sua storia, ha dato vita alla “Associazione Amatori Mele Antiche” che conta una cinquantina di volontari i quali si sono posti l’obiettivo della riscoperta, del censimento, della conservazione e della rivalutazione di tutte quelle qualità ancora presenti, con la prospettiva di garantire la sopravvivenza delle specie e di promuoverne il reinserimento in un mercato, sia pure di nicchia.